Un bel giorno entra una ragazza, 26 anni circa, che saltuariamente lamentava dei disturbi un po' ovunque. Avevo riscontrato a questa ragazza, un inizio di appendicite, che stava degenerando in peritonite. Terminata la seduta, è uscita da questa stanza ed è andata in bagno. Mentre ero con altra gente, la ragazza bussa alla porta:
"Pietro, vieni qua, ti devo dire una cosa."
Mi ha portato fuori.
"Io sono andata di corpo e nelle mie feci c'era un chiodo."
"Cosa mi stai dicendo? Fai una cosa: vatti a fare una ecografia, ok? Vai dal tuo medico e fatti prescrivere un'ecografia."


Dopo sei mesi, era di domenica, mi telefona piangendo la madre. Era talmente scossa che non riusciva neppure a parlare, quindi mi ha passato il marito che mi ha detto:
"Pietro... C'è Bea che sta per morire."
"Ma che mi stai dicendo? Dove sei?"
"All’ospedale di Senigallia, reparto ginecologia. Puoi venire?"
Sono andato. Erano circa le 20.00 di sera, sono entrato nel reparto di ginecologia, a Senigallia e lì fuori c'erano tutti i familiari. Mi viene incontro la madre che stava fumando e le ho detto:
"Cosa stai facendo, fumi qua dentro? Butta fuori quella sigaretta."
"No, no, io mi ammazzo. Vado al sesto piano e mi butto di sotto."
"Tu non fai proprio niente."
"Pietro, aiutaci!"
"Se io sono qui, qualcosa succederà."
Vado nella stanza di Beatrice, l'ultima camera in fondo a sinistra, dove c'era un cartello che vietava l’ingresso a chiunque, pure ai familiari, ma io, in quell'attimo, sono entrato. Avevo un crocefisso nelle mani, lei stava piangendo: "Pietro..." era tutta gialla "Pietro, io muoio, io muoio..."
"Beatrice, se io sono qui, tu non morirai."
Ho fatto una benedizione particolare e sono uscito. Nella sala d'aspetto c'erano i familiari:
"Pietro, che succederà?"
Allora gli ho detto io:
"Io ho fatto tutto quello che dovevo fare. Ora voi pregate."
Il giorno dopo, verso le 10.00 di mattina, sono ritornato in quel reparto, ma nonostante avessi suonato più volte, nessuno mi è venuto ad aprire, il reparto era chiuso. Sono andato via, ma non prima di essere passato in camera mortuaria. C'era il custode, al quale ho chiesto se durante la notte fosse morto qualche paziente e mi rispose di no.
Sono tornato lì alle due. Beatrice era tutta bianca. Il dottore che l'aveva operata di appendicite, dopo la mia visita, diceva che era la miracolata del reparto. Aggiunse anche:
"Signorina, lo sa che cosa abbiamo trovato nella sua appendice? Abbiamo trovato chiodi, croci e capelli.”
Il chirurgo che l'aveva operata, era arrabbiato e ha detto questo:
"Sono trent'anni che opero e a me queste cose non sono mai successe!"
Quando è uscita dall'ospedale, era il mese di luglio o i primi di agosto, le ho fatto tre sedute. Aveva una cicatrice che andava dal petto, fino al monte di Venere. Diciamo che tutto questo non possa essere vero, però, dopo tre settimane e quattro mie sedute, la cicatrice si è rimarginata in modo talmente eccezionale, che anche il dottore si è stupito di una tale rapidità nella rimarginazione.
Ma questo è un fatto, ci sono i familiari che possono testimoniare in qualsiasi momento.