Di lì a poco, siamo tornati in Italia, perché là c'era la guerra e dal consolato ci hanno consigliato di partire.
Tornato a casa, ho trovato mia moglie che aveva un problema:
"Pietro mi devono operare al tunnel carpale"
"Che cos'è?"
"Ho un problema qua al braccio. Di notte non riesco a muovere le mani e sento un gran formicolio"
"Allora, cosa devi fare? Ti devi operare?"
"Sì, mi devo operare e poi ci vorrà la donna di servizio, perché io per un mese non potrò fare sforzi, non potrò fare niente"
“Ti posso dire una cosa?"
"Dimmi…"
Le ho parlato allora di quello che mi era successo in Jugoslavia, non lo avevo ancora fatto, ma le ho pure detto che non sapevo se in Italia avesse funzionato.
“Io ci provo. Casomai ti porto di là" le dissi.
Le ho fatto una seduta. Le ho appoggiato le mani sul braccio e in cinque minuti il dolore è scomparso. E’ poi andata dal professore che la doveva operare, il quale le ha fatto di nuovo l'elettromiografia. Lei non aveva più niente. Il dottore le ha detto:
"Signora, cosa ha fatto?"
"Perché?"
"Perché qui non c'è più niente"
"Mah, sarò dimagrita".
Dopodiché su di me si è sparsa la voce. Al porto d'Ancona ho sistemato una marea di gente, tantissima.
Mal di schiena, mal di collo, qualsiasi cosa. Anche al fratello del mio socio, che si doveva operare un'altra volta di ernia al disco. Da allora si è sparsa la voce su di me.
Il ritorno in Italia
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- Categoria: La storia di Pietro
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