Mi trovavo ancora in Jugoslavia per lavoro e un pomeriggio d’agosto, intorno alle due, siamo andati tutti a pranzo insieme. Eravamo in dodici intorno a un tavolo. Siccome non conoscevo quasi nessuno dei presenti, essendo un po' timido, ho atteso che tutti fossero seduti ed ho quindi occupato l’ultimo posto libero.
Caso volle che mi sedessi vicino a una persona che aveva un blocco alla schiena e non ce la faceva a muoversi: aveva il colpo della strega. Dopo dieci minuti che eravamo seduti, questa persona mi guarda e comincia a parlarmi in modo animato. Io non capivo nulla di ciò che diceva, visto che mi parlava in slavo. Chiesi allora all'interprete, che era presente, che cosa stesse dicendo quel tipo.
"Ha detto che tu emani un calore diverso dal normale" fu la sua risposta.
"Ci sono 40 gradi qua dentro" risposi io.
All'improvviso, questa persona seduta al mio fianco, si è alzata in piedi, mi ha guardato e mi ha detto qualcosa che io non ho capito. Dovetti chiedere all’interprete, la quale mi riferì che prima questa persona stava male e adesso non aveva più niente. Diceva che ora si muoveva e che ero stato io a farlo stare meglio.
"Io? Ma se non l'ho neanche toccato".
C'era poi un altro davanti a me, cui faceva male un braccio. Questo all'improvviso ha mosso il braccio e ha detto:
"Sto meglio anche io!"
"Ma che sta succedendo qui?" ho chiesto allora sconcertato.
Tutti quelli che stavano male si sentivano meglio.
Eravamo arrivati alla fine del pranzo e ce ne andammo.
Il giorno dopo siamo tornati in questo paesino, che si trovava in riva al mare, e c'era questa casa, dove avevamo pranzato, che era piena di gente. Ho detto al mio socio, che era con me:
"Ma che sta succedendo? Perché chiamano il mio nome? Sono tutti matti? Andiamo via, che è meglio".